Il Parlamento europeo sollecita il sostegno per rendere l'ecocidio un crimine internazionale

mentre viene avviata una consultazione pubblica sulla definizione giuridica


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In un emendamento alla sua relazione sui diritti umani e la democrazia nel mondo 2019, il Parlamento europeo ha votato per sollecitare "l'UE e gli Stati membri a promuovere il riconoscimento dell'ecocidio come crimine internazionale ai sensi dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI)".  

L'emendamento è stato presentato dall'europarlamentare Salima Yenbou (Verdi/EFA - foto sopra). L'emendamento sottolinea l'interdipendenza tra il benessere umano e quello dell'ecosistema e sostiene gli sforzi internazionali per affrontare i crimini ambientali*.  

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L'eurodeputata Marie Toussaint, da tempo impegnata in una campagna per il riconoscimento dell'ecocidio da parte dell'UE, ha dichiarato: "Questa è una vera vittoria, un primo importante passo verso il riconoscimento dell'ecocidio da parte dell'Unione Europea. Gli Stati membri devono ora far sentire la propria voce presso la Corte penale internazionale e sulla scena internazionale. Il cambiamento climatico sta accelerando, la perdita di biodiversità sta portando a pandemie planetarie, il mare si sta innalzando: andiamo avanti velocemente!"

La notizia giunge proprio in concomitanza con l'avvio di una consultazione pubblica che richiede il contributo di Stati parte, individui, gruppi, organizzazioni, imprese e istituzioni per la stesura di una definizione giuridica di "ecocidio", termine ampiamente utilizzato per indicare i danni di massa e la distruzione degli ecosistemi. 

La definizione giuridica è stata elaborata da un gruppo indipendente di avvocati penalisti e ambientalisti internazionali di alto livello, convocato dalla Stop Ecocide Foundation su richiesta dei parlamentari dei partiti al governo in Svezia. Il compito del gruppo è quello di redigere una definizione solida che possa essere proposta proprio per lo scopo delineato nella relazione emendata del Parlamento europeo: aggiungere l'ecocidio all'elenco dei crimini dello Statuto di Roma. Attualmente si tratta di Genocidio, Crimini contro l'umanità, Crimini di guerra e Crimine di aggressione.

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Il presidente della Fondazione Stop Ecocide Jojo Mehta afferma: "Questo voto del Parlamento europeo è estremamente incoraggiante. Il mondo politico si sta rapidamente svegliando a ciò che gli scienziati ci dicono da decenni e il mondo indigeno ci dice da secoli: l'umanità non può distruggere il mondo naturale impunemente. Ci sono conseguenze. Ora sappiamo che si stanno superando i punti critici e abbiamo poco tempo per agire. Rendere l'ecocidio un crimine lo riconosce, fornendo un guardrail pratico per prevenire i peggiori eccessi di danno che stanno spingendo i sistemi di supporto alla vita della Terra verso il punto di rottura".

L'elaborazione di una definizione giuridica, in consultazione con esperti e con gli Stati parte, è fondamentale per il successo di questo percorso legale, spiega Mehta.

"La nostra Fondazione sta sollecitando il contributo di voci autorevoli in diversi ambiti per fornire un quadro completo al processo di redazione. Oltre ai rapporti scientifici primari, stiamo invitando i a fornire contributi da parte dei leader indigeni, la cui voce è indispensabile in questo caso, dato che l'80% della biodiversità della Terra è gestita dalle comunità indigene. Sono stati contattati anche i leader religiosi, le voci dei giovani e il settore della sostenibilità delle imprese. La consultazione pubblica è una parte fondamentale di questo processo di raccolta delle conoscenze".

Mehta aggiunge: "Anche gli Stati parte dello Statuto di Roma vengono consultati. La richiesta pubblica e politica di una legge sull'ecocidio sta crescendo rapidamente e occorre chiedere il contributo dei governi, poiché in ultima analisi saranno gli Stati parte a portare avanti questa cruciale aggiunta all'elenco dei crimini internazionali."


Note della redazione:

Emendamento del PE

*Questo emendamento è stato votato il 20 gennaio 2021 dalla sessione plenaria del PE (340/323/17). La relazione completa è stata poi adottata in via definitiva (459/62/163).

Testo completo dell'emendamento:

12. Sottolinea che la biodiversità e i diritti umani sono interconnessi e interdipendenti e ricorda gli obblighi degli Stati in materia di diritti umani di proteggere la biodiversità da cui dipendono tali diritti, anche prevedendo la partecipazione dei cittadini alle decisioni relative alla biodiversità e fornendo l'accesso a rimedi efficaci in caso di perdita e degrado della biodiversità; esprime il proprio sostegno ai nascenti sforzi normativi a livello internazionale in relazione ai crimini ambientali; a questo proposito, incoraggia l'UE e gli Stati membri a promuovere il riconoscimento dell'ecocidio come crimine internazionale ai sensi dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI);

Sostegno dello Stato alla criminalizzazione dell'ecocidio

C'è un crescente sostegno da parte degli Stati all'iniziativa di rendere l'ecocidio un crimine internazionale: a dicembre 2019 i piccoli Stati insulari di Vanuatu e delle Maldive hanno chiesto di prendere in seria considerazione il crimine di ecocidio all'assemblea della Corte penale internazionale; all'inizio del 2020 il movimento dei lavoratori svedesi ha esortato la Svezia ad assumere un ruolo guida nella proposta; a giugno il presidente francese Macron ha promesso di sostenerlo sulla scena internazionale. Anche Papa Francesco ha dichiarato di ritenere che l'ecocidio debba essere aggiunto alla lista dei crimini internazionali (novembre 2019); ha ricevuto in udienza Valérie Cabanes, membro del comitato consultivo di Stop Ecocide, nel settembre 2020. Due mozioni sull'ecocidio sono state presentate al Parlamento svedese, una dal Partito della Sinistra e una dai Verdi/Socialdemocratici. A ottobre, il governo belga appena costituito si è impegnato a "intraprendere un'azione diplomatica per fermare il crimine di ecocidio" e a dicembre il Belgio è stato il primo Paese europeo a sollevare la questione presso la Corte penale internazionale. Sempre a dicembre, il ministro degli Esteri finlandese ha dichiarato di sostenere l' appello di Vanuatu e delle Maldive per una seria discussione sull'ecocidio. In Spagna, la commissione parlamentare per gli Affari esteri ha presentato una risoluzione al governo, invitandolo a esaminare le possibilità di legiferare in materia di ecocidio a livello nazionale e internazionale.

 

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