La RDC si unisce alle nazioni insulari del Pacifico nell'appello per un crimine internazionale di ecocidio

Foto: Ève Bazaiba, ministro dell'Ambiente della Repubblica Democratica del Congo, e Ralph Regenvanu, inviato speciale per i cambiamenti climatici e l'ambiente della Repubblica di Vanuatu, alla COP16 in Colombia, ottobre 2024.

Sintesi:

  • La RDC diventa la prima nazione africana ad approvare formalmente la creazione di un crimine internazionale di ecocidio. 

  • Il sostegno segue la proposta del settembre 2024 delle nazioni del Pacifico di aggiungere l'ecocidio allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale. 

  • La legislazione sull'ecocidio sta avanzando nell'UE, in Belgio e in diverse nazioni del mondo.


Con una storica dichiarazione alla Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (COP16) del 2024, la Repubblica Democratica del Congo (RDC) è diventata la prima nazione africana a dichiarare il proprio sostegno alla definizione dell'ecocidio come crimine internazionale. Questo sostegno si allinea con una proposta formale di Vanuatu, Fiji e Samoa di emendare lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI), a testimonianza del crescente impulso globale a garantire la responsabilità nel diritto internazionale per i crimini più gravi contro la natura.

Questa dichiarazione posiziona la RDC all'interno di una comunità internazionale in crescita che si dedica al rafforzamento della protezione ambientale al più alto livello legale. La legislazione sull'ecocidio mira a prevenire i danni ritenendo coloro che occupano le posizioni di potere più elevate - sia nel settore privato che nel governo - responsabili penalmente per le decisioni che portano direttamente alla distruzione ambientale di massa.

Il concetto di legge sull'ecocidio si sta affermando in tutto il mondo. L'Unione Europea ha segnato un momento cruciale in novembre 2023 affrontando il tema della "condotta assimilabile all'ecocidio" nella nuova direttiva sui reati ambientali. Inoltre, nel febbraio 2024il Belgio ha introdotto una legislazione nazionale sull'ecocidio, mentre proposte di legge sono state avanzate anche nei Paesi Bassi, in Messico, Brasile, Perù, Italia e Scozia.

In una dichiarazione rilasciata nel corso di una conferenza stampa dedicata, il Ministro dell'Ambiente della Repubblica Democratica del Congo, Eve Bazaiba, ha dichiarato: "Vorrei davvero che nella Repubblica Democratica del Congo, quando si verifica una violazione degli ecosistemi, i responsabili siano puniti e chiamati a rispondere delle loro azioni, e che la distruzione degli ecosistemi diventi un crimine riconosciuto ai sensi dell'articolo 7 dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale".

Con le sue vaste foreste pluviali e l'eccezionale biodiversità, la nazione centroafricana si trova ad affrontare gravi minacce ambientali, tra cui la deforestazione, l'estrazione mineraria illegale e i cambiamenti climatici. "Sostenendo questa iniziativa, proteggiamo il nostro patrimonio naturale e inviamo un chiaro messaggio: i crimini ambientali non rimarranno impuniti", ha dichiarato il Ministro.

Il Ministro ha inoltre sottolineato l'importanza di collegare questo quadro giuridico a obiettivi più ampi di protezione della biodiversità, insistendo sul fatto che il riconoscimento del reato di ecocidio rafforzerebbe gli impegni globali assunti nell'ambito del Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal. Questo è particolarmente importante per i Paesi dell'Africa centrale come la RDC, che stanno vivendo in pieno le crisi climatiche ed ecologiche.

La registrazione della dichiarazione del Ministro dell'Ambiente della RDC, Eve Bazaiba, è disponibile qui qui.

Ralph Regenvanu, inviato speciale per il cambiamento climatico e l'ambiente di Vanuatu, ha dichiarato: "Il sostegno della RDC alla storica proposta di Vanuatu, Figi e Samoa rappresenta una tappa decisiva nella missione globale per il riconoscimento dell'ecocidio. Questo gesto non solo dimostra una notevole solidarietà da parte di uno Stato dell'Africa centrale verso le nazioni insulari vulnerabili del Pacifico, ma anche un fermo impegno per la giustizia ambientale a livello internazionale."

Jojo Mehta, cofondatore e amministratore delegato di Stop Ecocide International, ha dichiarato: "Appoggiando il riconoscimento dell'ecocidio come crimine internazionale, la RDC indica la strada da seguire ad altre nazioni africane. Questa forte presa di posizione invia un chiaro messaggio: proteggere il nostro pianeta e quelli che verranno dopo di noi deve diventare una priorità globale".

Patricia Willocq, direttrice per i Paesi francofoni di Stop Ecocide International, ha dichiarato: "Sostenendo il riconoscimento dell'ecocidio come crimine internazionale, la RDC non solo protegge i suoi ecosistemi unici, ma anche le generazioni future. Questo impegno storico riflette la determinazione a garantire che i diritti della natura siano rispettati e sanciti dal diritto internazionale".

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